Cane dominante: ha ancora senso parlarne?
In questo articolo parliamo di uno degli argomenti più discussi e purtroppo fraintesi del mondo della cinofilia cioè la dominanza del cane.
Esistono davvero i cani dominanti?
Ha ancora senso parlarne?
Il concetto di dominanza viene utilizzato nel mondo della cinofilia da centinaia, forse migliaia di anni e viene spesso associato a determinati comportamenti esibiti dai cani, senza davvero sapere di cosa si sta parlando.
Ti sto per spiegare meglio di cosa si tratta, ma prima analizziamo questo falso mito (che non è l’unico della cinofilia, anzi) e a che cosa viene associato.
Che significa cane dominante?
Oggi si fa presto a definire un cane dominante e la cosa più grave è che a molta gente basterebbe guardare un determinato cane, anche per pochissimi secondi, per definirlo “dominante”.
Addirittura a volte sembra essere necessario solo ascoltare qualche episodio della sua vita per avere le idee chiare sulla sua dominanza.
L’etichetta “cane dominante” spesso coincide con soluzioni e metodi di lavoro coercitivi e più o meno intensi, utilizzati da alcuni “professionisti del settore” con l’obiettivo di far capire al cane che non è lui che dovrà comandare ma il proprietario stesso, il famoso capobranco.
Strattoni, calci, collari a strozzo, sottomissioni fisiche sono solo alcuni dei metodi di lavoro coercitivi spesso usati per riportare un cane dominante al giusto posto nella sua scala gerarchica sociale.
I comportamenti dei cani dominanti
I comportamenti che spesso si associano alla dominanza in un cane sono:
- la monta a persone o altri cani;
- marcare il territorio;
- saltarci addosso;
- non tornare al richiamo;
- non rispondere i comandi richiesti;
- o semplicemente il fatto che il cane non non ubbidisce o mostra aggressività nei confronti di persone o animali.
La verità è che di dominante in questi comportamenti non c’è proprio niente.
La verità sulla dominanza canina
Ci sono però tantissime componenti che contribuiscono tutte insieme alla formazione dei comportamenti che ogni cane mostra.
Queste componenti sono raggruppabili in 5 categorie:
- caratteriali
- esperienziali
- personali
- relazioni
- genetiche
Il lavoro e l’approccio con cani che presentano problemi comportamentali parte da un’analisi e da una valutazione ed un percorso di lavoro adatto e mirato a migliorare tutte queste componenti per far si che il cane stia meglio e più sereno e per migliorare la relazione del binomio.
La maggior parte dei problemi comportamentali presenti nei cani sono la rappresentazione di un disagio, di mancanza di esperienza o spesso semplicemente sono problemi solo per noi, perché magari si tratta di comportamenti legati alla memoria di razza, alla genetica e quindi a volte non modificabili (come ad esempio le caratteristiche specifiche dei terrier o dei cani da pastore).
Dominanza e metodi coercitivi
Lavorare in coercizione vuol dire lavorare sulla paura, sul terrore del cane di essere maltrattato se non si comporta come vuole il capobranco.
In altre parole, vuol dire impostare il rapporto sul “lo faccio perché ho paura di te” e questo a mio parere andrebbe sempre evitato.
Con questo non intendo che tutti i cani sono bravi, belli e puri e che dovrebbero essere trattati come bambini (come si fa spesso con i cani di piccola taglia) perché anche questo è assolutamente sbagliato sia da pensare che da mettere in pratica.
Ogni cane ha bisogno di essere valutato in base a tantissimi fattori e ciò che dovremmo sempre mettere al centro è la relazione ed il suo rispetto, cosa non facile ma fondamentale per una vita serena ed appagante non solo per noi, ma soprattutto per lui.