Controcondizionamento e desensibilizzazione del cane: funzionano?
Se sei qui è perché forse ti domandi cosa vogliono dire queste curiose parole del titolo dell’articolo, cioè controcondizionamento e desensibilizzazione del cane.
Partiamo col dire che fanno parte del mondo delle tecniche di modificazione del comportamento del cane rispetto ad un determinato stimolo.
Modificare il comportamento del cane
I comportamenti che si potrebbero cambiare sono ad esempio uno stato ansioso, aggressivo o timoroso, causato magari da paure e fobie verso uno stimolo.
Gli stimoli a loro volta possono essere determinate situazioni che si creano durante la quotidianità, rispetto ad altri cani, altri essere umani o qualsiasi stimolo in genere.
Le tecniche più usate per svolgere questo tipo di lavori sono appunto il cuore di questo articolo, cioè il controcondizionamento e la desensibilizzazione.
Ora te le spiegherò più nel dettaglio con esempi pratici, ma non solo, cercherò di rispondere anche ad una domanda: sono tecniche davvero efficaci?
Il controcondizionamento del cane
Il controcondizionamento è una tecnica che attraverso l’ausilio del cibo mira a modificare e quindi cambiare un determinato comportamento del cane rispetto ad uno stimolo.
È un lavoro quindi che si svolge mettendo il cane di fronte allo stimolo di riferimento ad una distanza che diminuirà col passare del tempo sempre più rispetto a quella che era inizialmente.
Esempio di controcondizionamento
Ad esempio, prendiamo in considerazione un cane che mostra aggressività rispetto ai suoi simili.
In questo caso si parte da una distanza tale da non provocare la reazione aggressiva ma che comunque sia adeguata a far sì che il cane in questione noti il suo simile.
Ogni volta quindi che il cane vede l’altro senza mostrare un comportamento aggressivo, lo si andrà a premiare con il cibo o con il gioco.
Si potrà quindi procedere ad una diminuzione graduale della distanza ripetendo ogni volta questa tecnica con l’obiettivo di arrivare molto vicini al cane che provoca il comportamento aggressivo nel cane con cui stiamo lavorando facendo sì che quest’ultimo non abbia più quella reazione.
La desensibilizzazione del cane
Per quanto riguarda invece la sensibilizzazione, cercando di semplificare, è una modalità di lavoro o tecnica che ha delle similarità con il controcondizionamento.
Tuttavia, c’è una differenza sostanziale: l’assenza del premio.
Il cane che mostra paura, aggressività o ansia rispetto ad uno stimolo, viene sottoposto a quello stesso stimolo ma senza essere premiato ripetutamente col cibo ogni volta che mostra il comportamento giusto.
Esempio di desensibilizzazione
Ad esempio un cane che ha paura degli spari o di un determinato suono o rumore, viene messo nelle condizioni di stare ad una determinata distanza dalla fonte di quel rumore.
Ogni volta che non mostra un comportamento ansioso pauroso o fobico rispetto a quello stimolo uditivo si potrà farlo avvicinare fino a quando il cane non mostrerà più quei comportamenti.
Lo so, così sembra strano e immagino che ci sono anche delle difficoltà nel riuscire ad immaginare come impostare un lavoro del genere con il proprio cane.
Naturalmente sono lavori che cambiano da cane a cane, vanno fatti con la giusta gradualità e si possono affrontare nella maniera corretta solo con un professionista per evitare che non portino risultati o peggio che abbiano addirittura effetti controproducenti e peggiorativi.
Queste sono sostanzialmente le 2 tecniche corredate da esempi, ma… la domanda vera è…
Funzionano? Sono sempre utili? Risolvono il problema?
Controcondizionamento e Desensibilizzazione funzionano?
Secondo un mio parere assolutamente personale penso che queste tecniche, per quanto siano scritte sui libri cinofilia e vengano insegnate a tutti gli studenti che affrontano corsi di educatori e addestratori, abbiano dei limiti.
Questi limiti a mio parere sono derivanti dal fatto che soprattutto nel controcondizionamento il cane viene in qualche modo “controllato” dal cibo, il rinforzo che noi diamo in continuazione.
Quindi nella stragrande maggioranza dei casi con questo tipo di tecnica non si cambia davvero l’emotività del cane e quindi ciò che sta vivendo e come lo sta vivendo durante quella sessione di lavoro.
In poche parole, il cane con il tempo potrebbe effettivamente non abbaiare più al cane che gli sta ad una determinata distanza, avendo associato che non abbaiando al cane riceverà un rinforzo.
Ma siamo sicuri che senza il cibo saremmo riusciti ad ottenere lo stesso risultato?
Siamo sicuri che dal punto di vista emotivo il cane ha cambiato la sua considerazione dei cani che incontra e che incontrerà non mostrando più aggressività verso di loro perché ha capito che non serve mostrare aggressività per il quieto vivere?
I problemi di queste tecniche
Io credo che il lavoro sul controllo del cane non corrisponde ad un lavoro sull’emotività del cane e non gli si regalano esperienze che possano fargli davvero cambiare modo di vedere gli altri cani, nel caso di un cane aggressivo con altri cani appunto.
All’atto pratico i risultati potrebbero arrivare, ma sarebbero probabilmente risultati solo a breve termine.
Tuttavia a lungo termine ti assicuro che è difficile mantenere quel lavoro che si fa in campo, con tutti i cani che si incontrano in città ed a volte anche in maniera improvvisa rispetto a come avviene nella zona controllata del campo.
Capire il comportamento del cane
D’altro canto, ciò che davvero aiuta è capire il cane, valutarlo, partire sempre dalla motivazione per il quale esprime un comportamento e non, passami l’espressione, metterci solo una pezza sopra per cercare di modificarlo senza farsi due domande prima tipo:
- Che esperienza ha questo cane con altri cani?
- Ha vissuto traumi in precedenza?
- Che età ha?
- A che razza appartiene?
- Come è stato gestito fino a questo momento?
E in realtà i fattori sono più di 5 e vanno tutti presi in considerazione per svolgere un lavoro davvero profondo nell’emotività e nella mente del cane per cercare davvero di aiutarlo a superare i suoi limiti e chissà migliorare alcuni lati del suo comportamento.